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Recensione di Fabrizio Borgosano

dal sito nuke.associazionease.net

in lingua italiana

 

 

E' una band composta da quattro musicisti italiani,con la comune passione per il rock e hard rock inglese, oggi impegnati nell’ambizioso progetto rivolto al grande pubblico del progressive, rimanendo comunque una realtà di nicchia.
 
Leonardo, Gian Maria, Fabrizio e Alessio, sperimentano così una originale versione di progressive rock, un modello musicale tutto personalizzato, da scoprire ed apprezzare, uno stimolo alla partecipazione di un genere musicale non per tutti.
 
Prima di ascoltarli ci si domanda: "Perchè  Gran Torino"? Una volta ascoltati, non ci si riesce a dare una risposta, l'attenzione si sposta subito sulla qualità della musica e sulle loro melodie tipicamente progressive.
 
Forte l'influenza dei King Crimson ma anche dei Soft Machine, il sound dei Gran Torino è fortemente arzigogolato e cervellotico ma trasmette subliminalmente una vasta gamma di sensazioni, dal mistero alla paura, dalla passione al tormento al desiderio di libertà.
 
Il messaggio infatti viene emanato esclusivamente attraverso la musica. La totale assenza di cantato d'altronde, se da un lato pesa per chi, per proprio gusto, non può prescindervi, dall'altro lascia totalmente la responsabilità del messaggio esclusivamente agli strumenti, quindi alla musica, ma in maniera assolutamente piacevole. Qualunque creativo ha un messaggio che vuole esprimere nella propria arte e, per una band, affidare interamente alla propria musica la responsabilità di trasmettere idee ed emozioni, senza parole, è un compito assai arduo. Che i Gran Torino abbiano scelto questa via, è indice di una alta sicurezza nelle proprie capacità tecniche ed espressive e con i propri strumenti ma anche di grande ambizione.
 
Le scelte artistiche fatte dal gruppo, come il non includere una voce nella struttura sonora ed il fare un progressive così ricercato, se da un lato potrebbero condannarlo alla nicchia, al non essere per tutti i palati, dall'altro dà loro la grande soddisfazione di piacere principalmente ad intenditori di musica, specialmente gli appassionati di progressive rock.
 
"Fate of a Thousand Worlds" è sicuramente una produzione di considerevole qualità, specialmente se pensiamo che si tratta della seconda release di questa giovane formazione italiana. L'album fa da colonna sonora ad un racconto scritto da Paolo Gadioli, amico della band, in cui si raccontano le avventure di un uomo che viaggia attraverso l'intero universo.
 
È per certo un lavoro da tenere in considerazione, conoscere ed esplorare, un trascinante viaggio psichedelico nello spazio aperto, sulla scia di scale cromatiche, chitarre distorte, tastiere sognanti e batteria.

 

 

 

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